C'è chi scopre l'acqua calda e c'è chi scopre, soprattutto in prossimità delle elezioni, che per le strade di Roma esercitano il proprio mestiere le prostitute.
Un tempo era la via Salaria ma ora il quartiere a luci rosse, il supermarket del sesso a cielo aperto è diventato l'Eur, leggi Repubblica, con i suoi larghi viali deserti o semideserti quando gli uffici sono chiusi, le piazzole di parcheggio, le boscaglie e le fratte dove nascondersi per la consumazione e con tutta la gamma di offerte del genere: ragazze straniere (in particolare rumene) anche minorenni, mature italiane, trans, prostituti maschi, con il contorno dei punti di incontro per scambisti. Tentare di contrastare il fenomeno con i mezzi abituali - retate e controlli di polizia, telecamere, multe per professioniste e clienti - è come tentare di svuotare il mare con un cucchiaio. L'unico effetto è di determinare lo spostamento del mercato della carne da una zona all'altra, dai quartieri di Roma alle vie attraverso cui si accede o si esce dalla città e viceversa. E questo perché (forse non a caso di parla del mestiere più antico del mondo) non è mai venuto a mancare nella storia dell'umanità chi mettesse in vendita il proprio corpo (per fare soldi o perché costretto in schiavitù) e chi cercasse di comprarlo.