Foto da Revenews.info |
E' veramente alla fine questo nostro Paese se ormai non si salva più nemmeno il Campionato di calcio, il giocattolo preferito dagli italiani.
Di fronte alla crisi economica, al rischio di fallimento dello Stato, al precariato, alla povertà e alla disoccupazione lo sciopero di ragazzini super pagati e viziati appare una vera vergogna.
Dall'altra parte i presidenti delle società di calcio, inetti affaristi che hanno trasformato il più bel campionato del mondo in una manifestazione mediocre dove ormai vengono a consumare gli ultimi scampoli di carriera i giocatori scartati dalle Leghe più importanti d'Europa.
Evidentemente hanno ritenuto utile (per sè stessi) arrivare a questo scontro. Il presidente del Coni di parecchi anni fa, Giulio Onesti, li definiva i ricchi scemi. Considerando i soggetti si percepisce tutt'altra impressione: l'accanimento con il quale restano incatenati alle proprie società, lo spostarsi da una città all'altra pur di rimanere nel giro (Zamparini da Venezia a Palermo, Spinelli da Genova a Livorno) fa piuttosto pensare che nel calcio abbiano trovato un formidabile opportunità per curare, in modo più o meno limpido, le proprie ambizioni ed i propri interessi.
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