domenica 28 agosto 2011

Un campionato mediocre


Foto da tg1.rai.it


Sciopero dei calciatori a parte (per Mario Sconcerti la serrata dei presidenti), il campionato che comincerà nelle prossime settimane si annuncia come uno dei più mediocri degli ultimi anni.
Mentre la Liga, la Premier League, gli stessi campionati della Germania e della Francia, ora addirittura anche quello russo, fanno il pieno di campioni e arruolano i migliori tecnici, forti da un lato dalla propria capacità di vendere il 'prodotto' calcio e dall'altro dei mecenati russi ed arabi che acquistano squadre di media classifica rendendole a suon di centinaia di milioni di euro competitive ai massimi livelli, il calcio italiano vivacchia tra problemi di bilancio e inesistente capacità creativa tecnica.
Sono lontanissimi gli anni ottanta durante i quali i migliori giocatori del mondo (Maradona, Platini, Rummenigge, Matthaus, Zico, Cerezo, Socrates, Falcao, Gullit, Van Basten, Rijkaard ...) militavano nelle squadre italiane di alto e medio livello e consentivano loro di fare incetta di titoli a livello internazionale.
Ora persino i migliori allenatori italiani (Capello, Ancelotti, Spalletti, Mancini) ci hanno lasciato a fronte di ricchi ingaggi. Le quattro grandi italiane (Inter, Milan, Juve, Roma) devono accontentarsi di signor nessuno per guidare le proprie compagini: Gasperini, Allegri, Conte, Luis Enrique.
Stranamente i magnati russi e arabi non investono in Italia. Vanno a Manchester, a Parigi, a Londra e la Roma finisce a tal Di Benedetto (è determinante l'ostracismo dei presidenti italiani? è vero che Unicredit, come afferma Oliviero Beha, ha venduto la Roma a Di Benedetto perché questo gli consentiva di conservarne il controllo?)
Tecnicamente chi sta meglio di tutte è il Milan che farà poca strada in Europa, con una squadra vecchia e stanca, ma in Italia può contare su quei giocatori - Ibrahimovic, Cassano, Pato, Robinho - in grado di decidere la partita in ogni momento.
L'Inter di Moratti dopo un quinquennio di successi sta smobilitando e, al momento, non si vede la luce di un nuovo realistico progetto. La Juve degli eredi Agnelli, Marotta e Antonio Conte appare ancora lontanissima dai fasti (e dai maneggi che hanno condotto a retrocessioni, squalifiche, processi penali) del duo Moggi - Giraudo.
La Roma di Di Benedetto è poca cosa e lo dimostra l'immediata eliminazione dalla Europa League: finché non risolverà l'equivoco Totti (deve essere ancora il perno centrale della squadra o è bene che appenda le scarpette al chiodo magari dedicandosi ad una nuova carriera da dirigente?) per qualunque allenatore la vita sarà difficile. Figuriamoci per un inesperto Luis Enrique, proveniente dalla primavera del Barcellona e del tutto impreparato al clima italiano (i giornalisti, le radio, i tifosi, le polemiche, i clan dello spogliatoio).
Napoli (che comunque ha il miglior allenatore del campionato, Mazzarri) e Lazio non investono abbastanza per fare il salto di qualità, almeno sul piano della lotta per lo scudetto; Udinese, Palermo e Fiorentina vendono ogni anno i pezzi migliori e dunque non possono sperare di poter entrare nella elite del calcio italiano.
Se questo è il livello, se i soldi non ci sono, ci vorrebbe l'intelligenza e il coraggio di cambiare registro: scegliere 20 Zeman per le squadre di serie A. Non vinceremmo nulla in Europa ma avremmo finalmente un campionato spettacolare, combattuto sportivamente, ricco di gol e di impegno.

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