Foto da iltaccoditalia.info |
Il calcio italiano è rimasto senza soldi. Io non credo ai Presidenti che si rovinano per il calcio. E' assurdo pensare che importanti imprenditori di successo commettano solo nella gestione della propria squadra di calcio errori fatali: acquisti onerosissimi sbagliati, ingaggi fuori dalla realtà, spesso due o tre allenatori - cui si sono concessi ricchi contratti pluriennali - a libro paga. L'accanimento con cui nonostante tutto rimangono attaccati al club di cui sono proprietari fa pensare che abbiano altri scopi e altri ritorni che non siano unicamente quelli sportivi (pubblicità, prestigio certo ma anche, il sospetto è legittimo, che il giro d'affari che ruota intorno al gioco più amato dagli italiani e ai rapporti che si intrattengono, nell'ambito del mercato degli atleti, con club di tutto il mondo consenta di occultare capitali e di conseguire vantaggi fiscali).
Non si capisce poi perchè da noi, a differenza delle leghe inglesi o francesi, non arrivino i magnati arabi o russi.
Sta di fatto che il campionato italiano ha conosciuto negli ultimi anni un ridimensionamento economico e tecnico, in termini di star (calciatori e tecnici) che non siamo più in grado di acquisire o che abbandonano, appena ne hanno la possibilità, i nostri campi.
Ridurre spese e ingaggi d'altronde risulta non solo perfettamente razionale ma anche moralmente auspicabile. Il problema è che nel calcio italiano mancano drammaticamente idee e creatività per sopperire alla forzata austerità economica.
Ecco perché il modello Zeman dovrebbe ispirare oggi tutto il nostro calcio. Non lo dico perché il suo Pescara è dopo due giornate in testa al torneo di Serie B (è troppo presto per trarre conclusioni tecniche e fare previsioni). Ma perchè il suo modo di concepire il calcio (fondato sull'etica sportiva, sulla convinzione di dover offrire ai tifosi spettacolo e gol e non unicamente alchimie tattiche e la ricerca di risultati sparagnini, sui giovani da lanciare nella mischia senza paure e condizionamenti, su calciatori che siano atleti disposti alla corsa, al sacrificio, ad allenarsi in modo duro e serio, al furore agonistico e non abatini o fighette o peggio ancora il prodotto di laboratori farmacologici) è quello giusto e quello di cui oggi abbiamo bisogno,
Venti Zeman per le squadre di Serie A per tornare non il più ricco campionato del mondo ma per poter rivedere un torneo spettacolare, divertente e combattuto lealmente.
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